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"Incanto Asolano" - galleria immagini

 

ESTRATTO DALLA PRESENTAZIONE ALLA BARCHESSA DI VILLA MONICO MIRANO - 1991

Ecco, quindi, che questo quadro, con questa intonazione complessivamente azzurrino e leggermente violacea ci porta simbolicamente in una situazione che è quello che io vorrei definire della nostalgia. Cos'è la nostalgia? Dal termine greco la "nostalgia" comporto sempre "algia", "algos", uno percezione di dolore, è quel sottile dolore che noi proviamo nel ricordare certe cose del passato, certe cose che possono averci recato una felicità e questo felicita è scomparsa, che possono averci recato un dolore e questo dolore rimane sempre in noi come una spina che non riusciamo a toglierci.

Probabilmente, questo quadro è lo presentazione simbolica, appunto, attraverso linee, attraverso colori, attraverso una composizione bilanciata: abbiamo detto colori, forme, linee curve e linee rette. ecc.; è uno rappresentazione - dicevo - di uno stato d 'animo che è lo stato d 'animo di un artista - nella fattispecie Willy Pontin - che ripensa in se stesso uno memoria e poi vuol raffigurare nel quadro lo memoria, ma già come se fosse essa stessa impregnata di un'altra memoria e, forse, questa memoria si confonde con il desiderio di un'altra memoria che ora non è più memoria, in realtà, ma è soltanto speranza, è soltanto tensione verso qualcosa che forse c'è, forse non c 'è, ma potrebbe esserci.

Allora, noi vediamo questo quadro proprio come la rappresentazione di uno stato d'animo e, quindi, della memoria lirica, sottile, ben bilanciata, ma nello stesso tempo sottesa da una forma di malinconia sottile che forse è tipica di tutto l'artista. Poi vedrete molti altri quadri; possono rappresentare più chiaramente paesaggi, o nature morte, o anche altre figure femminili, o addirittura fiori, e c 'è sempre questa sorta di lievitazione, come se ogni oggetto, ogni forma, ogni cosa che noi vediamo e che noi tocchiamo non fosse tale, ma galleggiasse quasi in uno spazio che è un altro spazio, lo spazio - ripeto - tra il senso e la natura, lo spazio tra l'oggetto e la sua astrazione mentale, lo spazio tra quello che è il senso, lo nostra sensibilità e quello che è il concetto e la nostra capacità di intellettualizzare ogni cosa e ogni quadro.

E in questa specie di foschia intermedia galleggiano - ecco, forse è proprio il termine giusto - questi oggetti molto fluidi, molto vaghi e nello stesso netti, perché netto è il loro contorno, di Willy Pontin.

Allora, io potrei tornare indietro e mettere il punto di domanda a quella frase che ho detto prima: "Perché mi piace questo quadro?". Perché lo considero Willy Pontin veramente, anche se relativamente giovane come pittore, un Maestro, uno dei pochi pittori del nostro ambito che abbia una sua fisionomia stilistica ben precisa e che abbia un suo messaggio da darci.

Perché? Proprio per questa ragione: proprio perché lui, con strumenti che sono semplici, che sono strumenti alla nostra portata, le linee, le forme, i colori, la composizione, riesce e darci questo sensazione di cui parlavo, riesce a portare l'oggetto al di fuori dello sfera meramente materia, al di fuori di ogni ingombro fisico, riesce a darci leggerezza, riesce a darci fluidità, riesce a darci questo senso di volo, di liberazione dell'uomo dall'impasse alla contingenza delle cose; ci fa sognare.

Paolo Rizzi

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